Arrivati nel cuore dell’Aspromonte, la ciclovia attraversa Fabrizia, la città fondata dal Principe di Roccella Fabrizio Carafa nel XVI sec., da sempre luogo di scambio tra i prodotti della montagna e quelli della marina; dal Passo del Mercante, valico che in epoca magnogreca metteva in comunicazione le due coste calabre, e i Piani di Zervò, dove tra fitti boschi di faggio e conifere si trova l’ex sanatorio Vittorio Emanuele II, si approda a Canolo, magnifico borgo montano posto tra due canyon nelle “Dolomiti del Sud”. Il viaggio prosegue in direzione di Gambarie, incrociando i sentieri dei briganti che conducono sulla sommità del Montalto, la vetta più alta dell’Aspromonte da cui si godono panorami mozzafiato, dalla Sicilia orientale alla Sila, dal Mar Jonio al Tirreno, in direzione del quale, nella secolare pineta di Sant’Eufemia di Aspromonte, vive il gigantesco albero a cui si appoggiò il Generale Garibaldi, ferito nell’agosto del 1862, e di cui un mausoleo ricorda le gesta. In direzione dello Jonio, invece, troviamo il Santuario della Madonna di Polsi (862 m), “A Madonna dâ Muntagna”, dove si celebra una delle feste più sentite dalle popolazioni aspromontane, in un contesto naturalistico senza pari che incantò lo scrittore e illustratore Edward Lear nel suo viaggio in Calabria del 1847, che scrisse: «Senza dubbio una delle più notevoli scene che io abbia mai visto». L’ultimo tratto della Ciclovia è quello che dal Monte Basilicò, fra le cime più belle dell’Aspromonte, conduce al mare, alla splendida Reggio Calabria, “luogo del vento”, una delle più antiche città d’Europa, e fra le prime colonie greche fondate in Italia, in un territorio già abitato dagli Ausoni e dagli Enotri. Una storia millenaria testimoniata dai reperti in mostra al Museo Archeologico nazionale e idealmente incarnata dagli stupefacenti bronzi di Riace che qui sono esposti.